La recente sentenza del Consiglio di Stato ha posto un punto fermo nel dibattito su affitti brevi e limiti dei Comuni. Il tema è centrale nel confronto tra interessi pubblici e libertà individuali, specialmente in città ad alta densità turistica. Secondo quanto stabilito dai giudici, i Comuni non possono vietare o limitare l’attività di affitto breve esercitata da persone fisiche, quando avviene entro determinati parametri.
Ne parlano Nicola Romano e Roberta D’Ercole sulle pagine di La Repubblica, evidenziando come le locazioni brevi gestite da privati su un massimo di tre unità immobiliari e per periodi inferiori ai 30 giorni consecutivi non costituiscano attività imprenditoriale e dunque non siano soggette a restrizioni da parte dei Comuni.
Il Consiglio di Stato riconosce che questa forma di locazione rientra nel diritto di proprietà e nella libertà contrattuale garantita dall’ordinamento, escludendo la necessità di autorizzazioni amministrative. Viene così rafforzata la tutela giuridica per i proprietari immobiliari, che spesso si sono trovati ad affrontare regolamenti locali restrittivi e incerti.
Questa pronuncia rappresenta un importante riferimento anche per i futuri sviluppi normativi e per le politiche locali, poiché chiarisce l’ambito di intervento degli enti territoriali in materia di affitti brevi e limiti dei Comuni.